24 mag 2010

Scoperte 57 tombe nel Fayoum



Una collezione di 45 antiche tombe egiziane è stata scoperta la scorsa settimana da una missione egiziana del Supremo Consiglio delle Antichità (SCA) nel sito di Lahoun, nel Fayoum. 




Il ministro della Cultura, Farouk Hosni, ha annunciato oggi che ogni tomba contiene un sarcofago in legno dipinto con la mummia del defunto ancora dentro. Il Dr. Zahi Hawass, segretario generale della SCA, ha spiegato che durante i lavori di scavo, la missione ha portato alla luce una  tomba della 18° dinastia (1550-1295 aC), contenente 12 sarcofagi di legno accatastati uno sopra l'altro. Ogni sarcofago contiene una mummia conservata bene. Le mummie sono coperte dal
 cartonnagecarta pesta ottenuta riciclando papiri  ,decorata con testi religiosi dal Libro dei Morti e  scene dove sono rappresentate  diverse divinità egizie



La missione ha anche scoperto quattro cimiteri: il primo è risalente alla prima e alla seconda dinastia (ca. 2750-2649 aC), il secondo appartiene al Medio Regno (2030-1660 aC), mentre il terzo e il quarto sono databili al Nuovo Regno (1550-1070 aC) e al periodo Tardo (724-343 aC).

IL Dr. Abdel Rahman El-Aydi, capo della missione archeologica, ha sottolineato che i cimiteri della I e II dinastia sono composti da 14 tombe. Una delle tombe è quasi completamente intatta, comprese tutte le attrezzature funerarie e un sarcofago di legno con una mummia avvolta in lino. 



Fonte: Global Arab Network

Sale operatorie in argento da una pratica egizia

Milano– Nasce dal metodo utilizzato dagli antichi egizi per conservare l’acqua, la sala operatoria del Duemila. Il rivestimento della struttura infatti consta nei pannelli in argento e determina una triplice azione demolitiva contro gli agenti infettanti: danneggia infatti la capsula dei batteri, non permette loro di mantenere un adeguato metabilismo e blocca i meccanismi di replicazione. 


Il problema delle infezioni in ospedale, e in particolare in sala operatoria è di primo piano per la corretta gestione dell'attività di reparto. Molte sono purtroppo le resistenze sviluppate da molti batteri che li rendono pertanto attivi e resistenti a molti antibiotici. Cio’ crea un aumento considerevole delle infezioni “ospedaliere”che risutano pertanto piu’ temibili di quelle esterne, proprio perché causate da betteri “resistenti”.

L'interessante idea è nata dal 
metodo di conservazione dell’acqua che utilizzavano gli egizi: essi infatti usavano mettere monete d’argento nelle anfore contenenti acqua e cio’ permetteva una sua corretta conservazione. Gli ioni d'argento infatti hannocapacità antimicrobiche note da tempo, sono del tutto naturali e non tossici.

I pannelli che rivestono le nuove sale operatorie “anti-microbi” sono costituiti da pannelli che includono 
argento-zeolite: le pareti di alluminio con inclusione di ioni di argento è che sono assolutamente prive di tossicità. Gli ioni d'argento, con il supporto di molecole vettori, vengono scambiati in presenza di umidità con altri ioni presenti nell'umidità stessa, e una volta rilasciati bombardano e uccidono i microbi dall'interno.

Questa metodica potra’ essere utilizzata non solo per le sale operatorie, ma anche per le camere sterili dove è necessaria l’assoluta assenza di germi contaminanti nell’aria. Cio’ permetterà a lungo termine 
una riduzione delle infezioni ospedaliere e quindi anche un notevole risparmio per la spesa sanitaria pubblica. 




Dr.ssa Radice Rossella
Gruppo di Studio Persona Salute
www.errenderre.it
Fonte: La Voce

11 mag 2010

Una chiesa e un nilometro a Luxor

The Nilometer excavation site, with its spiral stairs. - Image credit the Supreme Council of Anitquities


Mentre lavoravano al Viale delle Sfingi a Luxor, alcuni archeologi hanno scoperto i resti di una  chiesa copta del quinto secolo e un nilometro,  una struttura usata per misurare il livello del Nilo durante le inondazioni.

Cos'è il Nilometro? 
Costruito in arenaria, il nilometro è una struttura cilindrica di sette metri di diametro e ha gradini che seguono una linea a spirale , usati per scendere nel Nilo. Durante i periodi di allagamento veniva  usato per misurare l'aumento del livello delle acque del fiume.

Secondo una dichiarazione rilasciata dal CSA,i  resti della chiesa sono stati trovati nel secondo delle cinque
sezioni appartenenti all'antico percorso sacro che porta alla Tempio di Karnak. 
La chiesa fu costruita con blocchi di pietra calcarea originariamente appartenenti al templi romani e Tolemaici che, una volta costeggiavano il viale. I blocchi sono ben conservati, e molti di loro raffigurano sovrani tolemaici mentre offrono sacrifici  ad antiche divinità egizie. Un particolare blocco contiene  informazioni
su Muntomhat, "sindaco" di Luxor durante la 26 Dynastia.
 I  lavori di restauro presso il Viale delle Sfingi hanno lo scopo di far rivivere questo percorso lungo 2700 metri che collega il tempio di Luxor a Karnak. Si pensa che originariamente, un numero non inferiore a 1350 sfingi fosse stato messo  a guardia del sentiero.

Fonte: The Indipendent
               Heritage Key

8 mag 2010

Tut su Discovery Channel


Il computer e le analisi del dna riscrivono la vita di Tutankhamon La ricerca in un documentario in onda su Discovery Channel in due puntate, sabato 8 e sabato 15 maggio

IL DOCU-FILM - Un documentario che porta la firma di Brando Quilici (ascolta l'intervista), regista documentarista italiano, figlio del grande Folco Quilici, che ha trascorso lungo tempo al fianco di Hawass documentando minuziosamente ogni momento saliente, dall’apertura del sarcofago (Guarda il video) ai prelievi dei campioni organici per le analisi genetiche (Guarda il video). «Tutankhamon, la verità svelata», così si intitola il docu-film, è dunque una testimonianza in presa diretta di una ricerca su un personaggio che ancora oggi appassiona il mondo.

Il viaggio del dr Hawass è stato ripreso passo dopo passo, dai polverosi e imprevedibili scavi sul campo all’incontaminato laboratorio del dna. La ricerca ha visto la partecipazione di un team internazionale di esperti del settore ed è stata pubblicata in dettaglio su Jama (The Journal of the American Medical Association). Non è la prima volta che Brando Quilici lavora al fianco di Zahi Hawass. Già nella precedente produzione il documentarista italiano e lo studioso egiziano avevano collaborato nel progetto che ha portato a identificare la cosiddetta «regina perduta», Hatshesput, la più grande regina dell’antico Egitto. Nella prima parte del nuovo documentario, viene seguita la fase dell’estrazione del Dna, mai effettuata prima d’ora, sulla mummia di Tutankhamon, con la messa in moto di tutti gli studi trasversali per determinare la famiglia del «re bambino».

La seconda parte è invece incentrata sulle ricerche che hanno portato a scoprire le cause della morte del faraone e su come le nuove informazioni sono in grado di dare una nuova visione sul suo regno e sulle sue gesta da leader politico, religioso e militare. Insomma, un deciso balzo in avanti da quando nel 1922 la tomba di re Tut venne scoperta nel 1922 da Howard Carter e nessuno si sarebbe mai immaginato che la scienza e l’archeologia avrebbero potuto insieme dare le risposte alle domande della storia.

Discovery Channel (canali 401 e 420 di Sky) in due puntate, sabato 8 e sabato 15 maggio

Fonte : IL Corriere