28 giu 2009

Omaggio a Michael Jackson

Do You Remember The Time?

Directed by John Singleton, and featuring an all-star cast, "Do You Remember the Time?" is set against an ancient Egyptian backdrop. The King of Pop serenades an Egyptian Queen (Somali former model Iman) in front of a pharoah (Eddie Murphy) and a bare chested announcer (Magic Johnson).

At the end, he disappears from the chasing guards and turns into dust.

Perhaps inspired by the ancient Egyptian quest for immortality, Jackson admitted he wanted that song -- and the entire “Dangerous” album -- to live forever.

“I wanted to do an album that was like Tchaikovsky's Nutcracker Suite,” he said in a 1992 interview. “So that in a thousand years from now, people would still be listening to it. Something that would live forever.”
Fonte: Archeorama

26 giu 2009

Gemellaggio fra Tharros (Oristano e Cabras) e Luxor

A 3284 anni dalla battaglia di Kadesh gli Shardana di nuovo alleati degli Egizi!
Le città di Cabras e Oristano (facendo le veci dell'antica Tharros, foto delle rovine) si sono gemellate con Luxor, l'antica Tebe capitale dell'Egitto di Ramses II e ciò per ricordare il forte legame tra i sardi di allora, gli Shardana e il grande Faraone Egizio, del quale costituivano la guardia personale.

Rapporto tra alti e bassi quello tra Shardana ed antico Egitto prima guardia del Faraone, quindi si rendono protagonisti della scorta agli Ebrei in fuga dal Faraone, o almeno così pare, infine stabilitisi nell'Egitto cercano di invaderlo con le armi (sotto Ramses III).

Quali le prove che gli antichi Shardana fossero effettivamente gli abitanti della Sardegna?

Bene le prove sono tante, la più clamorosa delle quali è la precisione con la quale le decorazioni degli antichi templi egizi, in specie quelli che narrano le imprese del grande Ramses II a Kadesh , ma anche di Ramses III riproducono gli Shardana come copie precise dei bronzetti Nuragici.

Giudicate voi stessi l'immagine , essa è un college di un bronzetto Nuragico in foto e delle incisioni ritrovate soprattutto a Medinet Abu (volute da Ramses III per sancire come egli respinse i popoli del mare) presso Luxor (Tebe) stessa (tutte le immagini sono prese dal sito di Leonardo Melis, autore e ricercatore considerato quasi un eretico dal mondo accademico, ma i cui spunti stanno venendo moltio utili anche ai ricercatori ufficiali), potete notare il medesimo elmo dotato di corna, il medesimo gonnellino, il medesimo tipo di spada, riprodotta meticolosamente in ogni sua curvatura, ma soprattutto lo scudo tondo.

Secondo Giovanni Ugas , archeologo dell'Università di Cagliari, in una bellissima ERANO LO STESSO POPOLO? LE PROVE ">intervista pubblicata sul web: "Un elemento molto importante è lo scudo tondo: nessun popolo in quel periodo (XIV-XI sec.) usava lo scudo tondo se si escludono gli Shardana .
Dopo questo periodo l'uso dello scudo tondo si diffonderà fra i popoli del Mediterraneo.
Lo scudo tondo è un elemento tipico dell'armatura dei guerrieri Sardi."

Forti di questo scorcio di storia in comune le città gemellatesi si propongono di realizzare “accordi economici, commerciali e sociali suggellati da un’opera teatrale che esalterà il primo trattato di pace della storia, stipulato dopo la battaglia di Kadesh del 1275 tra gli egizi e gli ittiti grazie all’iniziativa delle regine Nefertari e Puduhepa”.

Inoltre:

Durante la missione in Egitto le delegazioni della Regione Sarda, del Comune di Oristano e del Comune di Cabras hanno avviato contatti con i rappresentati dell’Ambasciata italiana, con i dirigenti dell’Istituto italiano di cultura, dell’Opera del Cairo e dei curatori del sito archeologico di Karnak per avviare collaborazioni in diversi settori: cultura, turismo, commercio, attività produttive e, non ultima, la promozione della pace (fonte ).

di Daniele Puddu

Fonte: Sardegna Blogosfere

La storia di Shardana: i Popoli del Mare

15 giu 2009

Ricostruita dal Politecnico la 'macchina' con cui gli egizi edificarono le Piramidi


Trasportare enormi blocchi di granito, pesanti fino a dieci tonnellate, attraverso una lunga galleria in salita: le tecniche di costruzione degli antichi egizi sono da oggi un po’ meno misteriose. Grazie a una simulazione con un macchinario del Politecnico, la prima simulazione al mondo, gli esperti di tecniche delle costruzioni hanno dimostrato che è possibile. E non solo, con la tecnica dell’argano spagnolo e dell’attorcigliamento delle funi, è sufficiente la forza di un solo uomo per il trasporto di ogni enorme blocco lungo la galleria.

La «macchina di corti bastoni» che Erodoto cita nelle Storie è dunque esistita davvero, ed è stata ricostruita a grandezza naturale e utilizzata per la prima volta in una simulazione nel dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica, in collaborazione con Iveco che ha finanziato parte dell’esperimento.

Lungo dieci metri, il modello moderno della macchina è capace di spostare fino a cinque tonnellate. Questa versione è stata presentata al Comitato scientifico della Fondazione del Museo egizio e agli esperti nei giorni scorsi, durante il convegno nazionale di «Egittologia e papirologia». Per la costruzione della piramide di Cheope, tuttavia, si ipotizza abbia potuto trasportare blocchi pesanti fino a 45 tonnellate con la forza di soli tre o quattro uomini.

Secondo la ricostruzione del professore Giorgio Faraggiana e Osvaldo Falesiedi, dipendente di Iveco con la passione per l’a rcheologia, venivano inserite tra le funi sbarre laterali per esercitare una maggiore leva. «Le nicchie che si notano alla base delle pareti della galleria, considerata a lungo come un corridoio cerimoniale - spiega Faraggiana - non servivano affatto a ospitare statue commemorative, ma a bloccare le traverse di legno, mentre la galleria forniva la parte rigida della macchina».
di Ottavia Giustetti


Fonte:
La Repubblica

L'Egitto chiede la restituzione del busto di Nefertiti

Il Cairo - L'Egitto, sulle orme della Grecia che da sempre chiede alla Gran Bretagna la restituzione dei fregi del Partenone, sta accumulando prove per dimostrare che il celebre busto della regina Nefertiti all'Altes Museum di Berlino sia stato trafugato illegalmente dalla Germania. "Stiamo ancora raccogliendo le informazioni, ma pensiamo di avere materiale a sufficienza per inoltrare una richiesta formale di restituzione dell'opera presso il Museo di Berlino", ha dichiarato Zahi Hawass, responsabile delle antichita' egiziane, al quotidiano tedesco Tagesspiegel. Il busto di 3.400 anni venne scoperto sulle rive del Nilo nel 1913 dall'archeologo tedesco Ludwig Borchardt. Dagli anni Trenta le autorita' egiziane hanno chiesto senza successo la restituzione dell'opera. Malgrado "non ci sono documenti che provino formalmente che Nefertiti abbia lasciato l'Egitto illegalmente ed eticamente irreprensibile - ha aggiunto Hawass - credo che abbiamo buoni motivi per la restituzione". Come rappresaglia il capo delle antichita' ha minacciato di "non cooperare" con il Neues Museum di Berlino, che dovra' esporre l'opera alla sua inaugurazione a ottobre, fino a quando il problema non sara' risolto. "Cio' che ci e' stato rubato, ci deve essere restituito e cio' include cinque opere che sono degli unici nella nostra cultura: Nefertiti e' una di queste", ha detto Hawass.
Fonte: Aginews