24 apr 2009

Probabilmente scoperta la tomba della mitica Cleopatra

Secondo gli archeologi sotto i resti di un tempio dedicato a Iside, (si tratterebbe del tempio di Tabusiris, 30 chilometri a nord di Alessandria, in Egitto) sulla sommità di una collina da cui si vede il Mar Mediterraneo, potrebbe riposare il corpo della regina egiziana Cleopatra.
La tomba della regina non è mai stata localizzata, ma gli archeologi hanno raccolto delle prove che testimonierebbero che i sacerdoti di Cleopatra, dopo il suo suicidio, ne avrebbero trasportato il corpo al tempio, dove forse la regina riposa assieme al suo amante, Marco Antonio.

Grazie all'ausilio di un radar, gli studiosi hanno individuato quelle che potrebbero essere tre camere alla profondità di 20 metri sotto le rocce. Gli storici ritengono, sulla base dei testi scritti da Plutarco, che Antonio e Cleopatra siano stati sepolti assieme.

National Geographic video

Google Earth ricostruisce il tempio egizio di Karnak

Google Earth ti ha già regalato la possibilità di visitare Roma antica o New York come se fossi per strada. Ora ritorna nel passato con la ricostruzione dettagliata del Tempio egizio di Karnak esplorabile in ogni angolo grazie al modello 3D.
Se sei appassionato dell’Antico Egitto da sempre, ma non puoi recarti di persona nei luoghi storici, allora non puoi perdere quest’opportunità magica. Vai sul sito del progetto Digital Karnak http://dlib.etc.ucla.edu/projects/Karnak poi nella sezione Google Earth e scarica il file KML. Quando sarà sul tuo PC fai doppio clic e si aprirà Google Earth, tra i vari “Places” sulla barra sinistra troverai “karnak-web”, selezionalo e preparati all’esplorazione.


Il modello tridimensionale di Karnak è un piccolo mondo in cui ti puoi muovere nel modo e con i comandi che già conosci: puoi zoomare, muoverti all’altezza desiderata e cambiare inclinazione. L’antico Egitto a portata di clic, gratis.
Fonte : Tiscali

14 apr 2009

Il vino per i Faraoni:già nell’antico Egitto usato come medicina

Un vino da far risvegliare le mummie. Persino il più quotato Barolo d`annata impallidirebbe di fronte al rosso più vecchio del mondo: data, a occhio e croce, 3150 avanti Cristo. La scoperta si deve a un team di archeologi, archeochimici per la precisione, che ha scoperto le preziose gocce nella tomba de leggendario faraone Scorpione I. Un viatico per l`aldilà? Forse qualcosa di più, a leggere quanto è stato pubblicato su Pnas, la rivista dell`Accademia nazionale delle scienze degli Usa. La conferma è che gli antichi egizi sapevano curarsi col vino, le cui proprietà erano utilizzate nella farmacopea tradizionale. La sorpresa è che le precedenti datazioni vanno anticipate di qualche secolo: contenuto nelle suppellettili dell`arredo funebre del faraone, infatti, era custodito il frutto di una vendemmia di 5000 anni fa. A cosa serviva il vino conservato al fresco di una piramide? Il nettare dei faraoni era lasciato in dote al morto come medicina per l`aldilà. gli esperti dell`Università della Pennsylvania guidati da Patrick McGovern hanno infatti appurato che all`interno del liquido erano presenti residui chimici di erbe, resine e altre sostanze naturali. I primi sciroppi contro infiammazioni e febbri si facevano, quindi, con miscele di additivi naturali e bevande alcoliche come vino e birra. La spiegazione è scientifica: i medici dell`antico egitto avevano compreso che l`alcol è in grado di rompere e disciogliere le molecole degli alcaloidi vegetali meglio dell`acqua. Intuizioni enologiche che erano già nero su bianco: in diversi papiri, in colonne di geroglifici, si tramandava l`uso di questi preparati naturali per il trattamento di diversi disturbi. La coltivazione della vite arrivò sulle sponde del Nilo dal Giordano e già a partire dalle prime dinastie dei faraoni egizi furono utilizzati come farmaci, diventati poi la base per l`uso medicinale nel mondo greco-romano. Ma il lavoro degli archeologi non è finito qui. Tramite analisi biomelocolari e prendendo spunto dalle "ricette" dei medici egizi hanno recuperato mortai, erbe da pestare e ampolle di succo di vite. E sono convinti che la farmacia dei faraoni contenga ancora molti segreti: da scopire è ancora quali fossero le formule e le malattie guarite con il vino dei faraoni. Data: 14-04-2009
Autore: Cosimo Colasanto


Fonte: Salute 24ore

13 apr 2009

Nuove scoperte saranno presto rivelate

In this new video, Dr.Zahi Hawass, chief of Egypt's Supreme Council of Antiquities, reviews his latest findings and offers a glimpse of what will happen in the coming months. Looks like many exciting discoveries will be revealed soon.
Fonte : Zahi Hawass

11 apr 2009

RECUPERATO IL DIARIO DI RICCI


PISA - E' stato ritrovato, dopo una 'caccia' di quasi 200 anni e dopo circa 80 dall'ultimo avvistamento, il giornale di viaggio di Alessandro Ricci, medico e pittore senese, primo italiano che a inizio Ottocento si avventurò in zone inesplorate di Egitto e Sudan raccontando luoghi e popoli sconosciuti. A darne notizia è il giornale dell' Università di Pisa, spiegando che il merito del ritrovamento va al dottor Daniele Salvoldi che ne ha riscoperto una copia lavorando al progetto 'Rosellini' coordinato dalla professoressa Marilina Betrò del dipartimento di scienze storiche del mondo antico dell'Ateneo pisano.

Il progetto riguarda la spedizione franco-toscana del 1828-29 guidata dal pisano Ippolito Rosellini insieme a Jean-Francois Champollion che di fatto ha contrassegnato, dopo la prima decifrazione del geroglifico ad opera dello stesso Champollion nel 1822, la nascita della moderna egittologia. "Si tratta di un rinvenimento eccezionale per l'egittologia - spiega Betrò al giornale dell'Ateneo -: Ricci descrive e disegna siti che solo pochi anni dopo, al tempo della spedizione di Champollion e Rosellini a cui lui stesso partecipò, erano già andati distrutti. Ma accanto ai monumenti Ricci descrive gli usi e i costumi dei popoli che incontra, le tecniche di battaglia degli eserciti, la condizione delle donne e persino quella degli animali. Ora, a quasi due secoli di distanza la nostra intenzione è di poterlo finalmente pubblicare".

Che il diario di Ricci esistesse era un fatto noto, ma le ultime notizie risalivano al 1930. Ricci visita l'Egitto dal 1817 al 1822: l'oasi di Siiwa, il monte Sinai, quindi va a sud, sino alla confluenza del Nilo azzurro con quello bianco, Khartum e il Sennar. Torna a Firenze nel 1822 e scrive le sue memorie con l'idea di farne un libro. Cinque anni dopo è a Parigi e, così riporta il giornale dell'Università, probabilmente pensando sempre a una possibile pubblicazione, dà il manoscritto a Champollion. Ma il progetto non va in porto. Nel 1832 muore Champollion, due anni dopo anche Ricci. Del suo diario e dei suoi disegni si sa solo che Rosellini nel 1836 ne richiede la restituzione dalla Francia, ma in Toscana non torna niente. Nel 1928 Ernesto Verrucci, architetto di re Fuad I dell'Egitto, trova il manoscritto in una libreria antiquaria al Cairo: lo compra e lo segnala allo storico dell'Egitto Angelo Sammarco, autore anche del volume "L'opera degli italiani nella formazione dell'Egitto moderno". Sembra che lo stesso Sammarco voglia pubblicare l'opera completa di Ricci: nel 1930 esce un volume che contiene però solo i documenti e una breve ricostruzione della biografia di Ricci. Sammarco muore nel 1948 e le nuove ricerche del diario non danno risultati.

Fonte : Ansa

9 apr 2009

Visitare l'interno delle piramidi

Stiamo parlando in particolare della Piramide Romboidale di Dahshur (altre informazioni su Wikipedia e Touregypt.net), costruita da Snefru (padre di Cheope) e datata circa 2500 A.C., che si trova a circa 40 chilometri dalla più famosa necropoli di Giza e da Il Cairo, quindi non lontana dagli usuali itinerari turistici.
Ebbene, le Autorità egiziane hanno annunciato che prossimamente (probabilmente a partire da giugno) sarà data a tutti la possibilità di visitare gli interni di questa grandiosa opera, e tornare così indietro nel tempo di 4500 anni.
Zahi Hawass, archeologo di fama mondiale, ha dichiarato:
Visitare gli interni della piramide sarà una esperienza unica grazie all’intricato labirinto sotterraneo. Venticinque anni fa, quando ho visitato questa piramide, ho avuto paura di non riuscire a ritrovare l’uscita. Ho dovuto chiedere agli operai di legare una corda alla mia gamba, in modo da non perdermi.

Fonte : Yahoo News.com ;Travelblog.it